I dati di un’astensione sempre crescente alle ultime elezioni locali[1] quest’anno segnalano una situazione dalle caratteristiche particolari:[2] mentre si vociferava insistentemente di una vittoria a mani basse del centrodestra, l’aumento dell’astensionismo sembra avere questa volta interessato maggiormente proprio gli elettori del centrodestra, favorendo una rimonta generalizzata delle coalizioni di centrosinistra. Una premessa necessaria: “destra”, “centro”, “sinistra” e le loro combinazioni sono, oggettivamente, minime varianti di una destra neoliberista: la “sinistra” è, sostanzialmente, una destra snob che fa esattamente le stesse cose della destra esplicita ma dicendole in maniera meno volgare e/o affermando di esservi costretta da necessità contingenti – di conseguenza, la vittoria dell’uno o dell’altro schieramento è un argomento che ci affascina molto poco. Oltretutto ad ogni persona interessata anche solo genericamente di politica, non può sfuggire il fatto che il governo nazionale vede insieme tutti i partiti dell’arco costituzionale eccezion fatta per i finti oppositori di Fratelli d’Italia: questo dato basta da solo a raffreddare ogni entusiasmo per un ipotetico cambiamento, nonché ad alimentare la disillusione verso la politica istituzionale.
Molto più interessante può essere, invece, capire cosa sta accadendo nella visione del mondo delle popolazioni che abitano la penisola che, in una discreta misura, si è sentita priva di una qualunque rappresentazione politica. In una simile analisi non è certo secondario il contesto pandemico in cui abbiamo vissuto negli ultimi due anni: parliamo, ovviamente, della gestione governativa dell’emergenza pandemica.
Un’emergenza che è stata disastrosa innanzitutto dal punto di vista sanitario: come abbiamo documentato a più riprese su queste stesse pagine, non solo si è partiti con una situazione di avanzatissimo sfascio del Sistema Sanitario Nazionale ma, nel passaggio relativamente tranquillo dalla prima alle seconda ondata, non si è fatto nulla di sostanziale per mutare la situazione e affrontare al meglio l’ampiamente prevedibile situazione in arrivo. Disastrosa poi anche dal punto di vista sociale: non solo non si è fatto nulla di sostanziale nel campo dei servizi sociali (in primo luogo sanità e trasporti) ma, a queste omissioni di azioni necessarie per la salute pubblica, abbiamo visto aggiungere con il governo Draghi lo sblocco dei licenziamenti nonché un vertiginoso aumento delle tariffe e di una serie di beni di prima necessità, per non parlare della ricorrente minaccia di “riforma” del Reddito di Cittadinanza.
In tutto ciò è arrivato il Green Pass: pensato inizialmente come strumento per interrompere il flusso dei “ristori”, è divenuto, intenzionalmente o meno, un vaso di Pandora per le spinte individualiste libertarian e qualunquiste. Queste, ovviamente, erano già presenti, trovando una sponda politica nella destra leghista e neofascista; proprio nelle ultime settimane preelettorali, però, si è avuta platealmente una svolta governativa della Lega e, contemporaneamente, la stessa “oppofinzione” di Fratelli d’Italia ha dovuto ricercare di corsa, incalzata da una indagine giornalistica a dir poco imbarazzante persino per loro, una sorta di presentabilità. Inoltre, una parte dell’elettorato pentastellato era anch’esso interno a visioni simili. Molte persone, allora, si sono ritrovate all’improvviso prive di qualsiasi punto di riferimento politico che facesse da sponda alla loro loro visione “trumpista”: di qui l’elevato astensionismo “a destra” che ha favorito il centrosinistra.
In un legame dialettico con questa situazione sono gli avvenimenti di questi ultimi giorni, con i fascisti che, già ideologicamente e organizzativamente influenti, stanno tentando di prendere la direzione del movimento No Green Pass anche dal punto di vista della comunicazione mediatica, con una strategia che punta all’azione clamorosa. L’assalto alla sede romana della CGIL arriva, infatti, dopo altri tentativi di “azione esemplare” quali il blocco delle stazioni ferroviarie e lo sciopero dei camionisti che, pur essendo stati un buco nell’acqua,[3] hanno dato comunque visibilità alle loro proposte di azione.
Enorme, insomma, è il disordine sotto il cielo ma, purtroppo, la situazione non è eccellente. Innanzitutto perché questo disordine è strettamente correlato alla crisi sanitaria ma, inoltre, è alimentato, intenzionalmente o meno poco importa, dal potere politico, prima responsabile del collasso del sistema sanitario, poi protagonista di un caos comunicativo sulla campagna vaccinale, caos alimentato anche dai grandi media che hanno dato uno spazio sproporzionato alle tesi NoVax e alle più strampalate credenze e ideologie antiscientifiche. L’effetto raggiunto complessivamente è stato quello di deviare l’attenzione dalle politiche di macelleria sociale operate da governo e Confindustria, dalla situazione di crescente precarietà e incertezza in cui vivono milioni di lavoratori e disoccupati e che si è sicuramente accentuata con la crisi pandemica. I proclami trionfalistici su “crescita”, “ripartenza”, ecc. per lavoratori e disoccupati appaiono, allora, prese per i fondelli.
L’astensionismo di questa tornata elettorale si spiega allora anche con l’appiattimento di fatto (mugugno, mugugno, poi alla fine dico sempre sì) del centrodestra e dell’oppofinzione di Fratelli d’Italia a questa strategia, cosa che ha fatto perdere loro parecchio “appeal”. Questo può spiegare anche la crescita di piazza del movimento No Green Pass, che, insieme a un astensionismo di matrice qualunquista, è stato vissuto da molte persone come una sorta di sfogo a una insoddisfazione crescente per il “tradimento” dei punti di riferimento tradizionali.
Lo stesso può dirsi per quell’area di persone di “sinistra radicale” che hanno aderito al movimento che in questi giorni è presente nelle piazze d’Italia, nonostante il fatto che in esse vengano veicolate idee del tutto contrarie a quelle che la sinistra radicale aveva portato avanti, sia in piazza quando possibile sia nei luoghi di lavoro, idee fondate sulla assoluta salvaguardia della salute dei lavoratori. In effetti, la “libertà” invocata in queste piazze ha molto poco a che fare con una critica di classe allo strumento Green Pass – si veda per esempio l’assenza dei lavoratori immigrati in queste mobilitazioni – e, invece, funzionale alla logica del governo Draghi di riaprire tutto a tutti i costi.
Un governo che, tra l’altro, ha a quanto pare dato manato alle forze dell’ordine di muoversi con il guanto di velluto: certo, chi non è abituato a subire il comportamento standard delle forze dell’ordine potrà anche aver avuto l’impressione di chissà quale livello repressivo ma, analizzando i filmati che circolano in rete, si nota chiaramente una reazione molto più blanda rispetto a quella che abbiamo visto anche in tempi recenti verso i movimenti di classe.[4] L’impressione che si ha è che il governo stia giocando con il movimento No Green Pass, lasciando ai fascisti il ruolo di provocatori di piazza per avviare una dinamica tesa a ricomporre l’“ordine democratico”, affidando il classico ruolo del pompiere ai movimenti politici che hanno subìto, proprio da queste persone, un’emorragia di voti.
Quando scriviamo queste note, domenica 10 ottobre, siamo esattamente alla vigilia di un importante sciopero del sindacalismo di base, una di quelle occasioni di lotta che vanno oltre la delega politica elettorale, che devono essere la palestra per il mondo del lavoro per migliorare le proprie condizioni e progettare un mondo nuovo di liberi e uguali. La speranza è che ritornino centrali e riescano a superare lo scoglio delle armi di distrazione di massa temi come la lotta alla miseria crescente e ai licenziamenti, la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario e l’aumento consistente di quest’ultimo, un salario medio garantito a tutti i disoccupati, l’abrogazione del Jobs Act, il superamento degli appalti e del dumping contrattuale, il contrasto all’utilizzo dei contratti precari, il rilancio degli investimenti pubblici soprattutto nella sanità e nei trasporti, la lotta alla privatizzazione e allo smantellamento dei servizi pubblici essenziali, l’opposizione ai progetti di autonomia differenziata, la sicurezza sui posti di lavoro, il blocco degli sfratti ed il diritto all’abitare, la lotta contro ogni ogni discriminazione di genere, per la tutela dell’ambiente, il blocco delle produzioni nocive e delle grandi opere speculative, per la solidarietà internazionale tra le lotte dei lavoratori e degli sfruttati,
Flavio Figliuolo ed Enrico Voccia
NOTE
[3] Lo sciopero dei camionisti, in particolare, ha rischiato di essere un autogol in quanto le componenti del movimento noGP/NoVax che cercavano disperatamente di far credere che lo sciopero fosse in atto postando foto e filmati falsi sono stati sonoramente presi in giro. L’errore fatto è che, mentre il treno la maggioranza delle persone non lo prende tutti i giorni, la maggioranza di noi viaggia quasi quotidianamente su tangenziali, autostrade e superstrade e poteva rendersi conto in diretta della bufala.
[4] Onestamente, se operai in lotta avessero cercato per oltre una decina di volte di sfondare un cordone della celere lanciando insulti e non solo di vario genere, o se un gruppetto di alcune centinaia di persone appartenenti alla sinistra radicale avesse all’improvviso organizzato un corteo fuori dagli schemi concordati in direzione di un “obiettivo sensibile”, ecc. nella norma il risultato sarebbe stato una mattanza.